
"Perchè non puoi dire di no?"
"Perchè no. E basta. Perchè è il mio lavoro. E basta. Perchè non posso deluderli. E basta.
Tutta la mia vita è stata un - è così e basta - ".
E ti strideva la voce in quelle ultime parole, in quel finale di frase che suonava come una protesta.
A chi ora ha deciso per te, te che non l'aspettavi, forse anche a chi ti ha messo me lungo la tua strada.
La mia stranezza a volte incomprensibile, la mia non convenzionalità così lontana dal nodo (troppo) stretto della tua cravatta, il mio essere spesso senza filtro nel dirti delle mie emozioni e dei miei desideri, tutto questo costituiva per te, all'inizio, forse un sorso di acqua fresca.
Un pit-stop inatteso, pazzo, stralunato, pasticciato, che ti ha forse fatto innamorare molto tempo fa.
Ma ripresoti da quel momentaneo cerchio alla testa, i tratti di pastello fuori dai margini del tuo disegno non potevi ignorarli più, e hai cominciato a rimproverarli, prenderli in giro, gridarci contro, non sopportarli.. ma quella ero io, quella sono io.
E cosi hai sempre cercato di riportarmi dentro quell'album, tuo come quello di altri milioni, il perchè non lo so ancora.
Eppure ci sei riuscito. Forse non nel cambiarmi nelle cose che più ti danno fastidio, ma nell'essere infastidita di fronte a quelle che tu hai sempre giudicato in me come debolezze, imperdonabili puerilità non adatte ad una "futura psicologa".
(P.S. Tu negli psicologi non ci credi.)
Eppure ci sei riuscito.
A farmi cambiare persino tono della voce a momenti, quella ruvidità di risposta che una volta non conoscevo ora mi appartiene; hai fatto sì che io imparassi a difendermi troppo presto da un bene trasformatosi in non so bene io che cosa...
Ma quando ho dovuto cominciare a difendermi, a turno, dalla tua assenza, dalle tue cattiverie, dalle tue lontananze, dal dolore per non vederti star bene, la forza che ho dovuto esibire nei tuoi confronti... è diventata parte di me.
E' diventata diffidenza, sospetto, a volte disincanto maledettamente cinico, è diventata non riuscire più a sognare senza pensare a cosa avresti detto tu..
Io non bevo mai il caffè prendendo la tazza con entrambe le mani.
L'ho fatto solo con te un mese fa, e tu convinto che fosse la mia ennesima stranezza.
Quella che io, bistrattata e ai minimi termini, speravo ti potesse lasciare almeno un po' di me, e che tu, manco a dirlo, hai preso come ennesima riprova del fatto che "non potremmo stare insieme mai".
La tazza con due mani, il parlare con gli animali, avere opinioni politiche diverse dalle tue..
Penso che la tua vita potrebbe essere migliore se non fossero queste cose a contare per te..