giovedì 16 giugno 2011


"Tutte le volte che mi mostrai pronta ad accettarle, le prove si cambiarono in bellezza." Etty Hillesum

giovedì 18 novembre 2010


Druido pensieroso,

queste righe sono per te.

Righe che si portano dietro la stanchezza di un giorno infinito, fatto di pratiche e di calcoli, di mutui e di perizie; di litigio con te.

Queste righe sono per te.

Te che stai leggendo questi pensieri sgangherati con quell’angolo alzato della bocca che conosco a memoria, che non vedo l’ora di rincorrere di nuovo.

Sono righe un po’ stanche, un po’ più lucide e disincantate di quelle che ti hanno portato verso di me qualche anno fa; lontanissime rispetto alla bimba che stava studiando per l’esame di ammissione ad un’università che è stata anche un po’ “tua”, righe sovrapposte alla donna che continua a sentirti nelle sue giornate.

Mi rendo conto che le ferite silenziose fatte di mancate telefonate e dell’impossibilità di farti aspettare sotto casa mentre finisco di truccarmi, mi hanno scavato dentro, e sono tutte lì che formano un grumo posto fra me e te; mi rendo conto che forse non sono così sbagliata per te, che forse non si tratta di inadeguatezza, che forse è solo che… che le cose belle a volte, semplicemente, non hanno spazio sufficiente per crescere.

Che sia “colpa” di un manipolo di comunisti, o di una responsabilità stupenda a forma di gnomo, non rientra comunque nelle mie attuali possibilità escludere il nostro legame dai miei giorni.

Caro Druido,

ora che posso parlare senza aver paura di sbagliare, ti dico il mio bene.

Ti dico tutto il mio desiderio di starti accanto senza che tu abbia paura che io possa minacciare la cosa più bella che hai; semplicemente, non lo farò.

Prendi queste parole e fidati, quattro anni e mezzo di dedizione non significano necessariamente follia; potessero avere un nome tutte le cose insolite di questo mondo..

Caro Druido,

ti scrivo e le parole non scivolano facili, e allora prego solo che un giorno tutto risulti più facile e tu possa capirmi più di quello che non riesci a fare ora.

Bene, tanto, il mio, prendilo tutto e cucilo addosso a te, e ricordatene quando non vorrai chiamarmi o mi penserai come una minaccia; chiedo solo questo a questa vita bistrattata da 24 enne in carriera.

Tua, fino in fondo... ma senza farti paura.

Laura

lunedì 2 novembre 2009

è dentro me, ma nella mente tua non c'è.

Buffo che qualcosa che singolarmente tocca, e singolarmente bagna in modo diverso, un sacco di gente, abbia un nome solo.
Riascolto - penso dopo anni - "emozioni" di Battisti, e ricordo il piumone che mi accoglieva in quel periodo del liceo in cui lo ascoltavo ogni giorno.
Già. Esistono i periodi. E le emozioni.
Puoi chiamarle così anche tu, puoi anche tu dire "emozioni"; ridicolo, non credi?
Oh si, lo diresti anche tu, se i tuoi specchi preferiti non fossero sempre così coperti di vapore.
Ma non mi importa di te ora, non mi va di pensarti, non mi va di nominarti.
Mi va di fissare queste poltrone, la tazza vuota vicino a me, il telecomando che funziona come segnalibro, e di fissarle in questo mio periodo vorticoso, ma sostanzialmente fermo.
Mi va di essere presuntuosa, mi va di crederci alla presunzione di un momento, mi va di ballare bella come la protagonista di quel bel film di settimana scorsa, mi va di muovere la testa al ritmo delle mie ballerine, mi va di non avere sonno per leggere.

giovedì 22 ottobre 2009

running da ferma

Eccomi qui.
Luce accesa, pc sulle ginocchia, guance rinfrescate da poco.
Ho rincorso ancora una volta, o forse per la prima volta, con tutta questa sfacciataggine addosso.
Mi sento come se per la prima volta avessi approfittato di qualcuno, come se in forza di qualcosa che non sono e che vorrei dimostrare di essere, avessi corso e rincorso il traguardo, insicura fino all'ultima istante di raggiungerlo.
E l'ho raggiunto. Ma è una vittoria slabbrata, come il rimmel che non se ne va dall'ombretto sulle palpebre, o l'inchiostro rosso quando sei in quarta elementare e scrivi il titolo del tema del lunedì.
Ho mentito?
No. Ma ho smentito me stessa, cosa ben più grave.
Ho richiesto, supplicato, avvinghiato, sedotto, ma non sono rimasta fedele alla mia promessa di stare con me, ferma a ricercare un equilibrio che per me, ora, significa, unica possibilità di sopravvivenza.
Ti voglio un bene immenso, e volevo solo fartelo vedere come posso, oggi che non mi sembra di conoscere altro modo se non questo, per dimostrartelo.
Forse ti ho perso, o forse tu hai perso la Laura che conoscevi.
Evito gli specchi e la musica, evito il buio stanotte.
Mi ritorna tutto in faccia come un una cascata al contrario; mi dimeno, fuggo, leggo, studio, guardo, ma... ho paura.

venerdì 3 luglio 2009

a braccia lanciate

4.43 e spero che la mia speranza di vedermi raggiunta in queste pagine, prima o poi si possa dire concretezza.
L'assurdo, il non pensabile, l'indicibile.
Crepe di sofferenza si aprono davanti ai miei occhi, e per strane coincidenze in questi giorni mi si sono avvicinate tanto basta per avvertirne l'onda d'urto roboante.
Molta strada mi allontana dall'equilibrio indispensabile per ciò che vorrò fare.
Ma, sempre più, sono convinta che il pensare alle cose, e il poter essere aiutati a dividere in due le parole che pesano, servirebbe moltissimo.
A un uomo che arriva ad uccidere un collega e che forse avrebbe potuto non farlo.
Alla sofferenza che ora lui ha lasciato dietro di sè.
A tutti quei buchi irrisolti che corrodono e fanno cedere la struttura; non c'è possibilità di scampo.
Prima o poi cede; in un modo o nell'altro, in questa o quella forma, cederà.
E allora studio anche per questo; e allora ci credo anche per questo.
Notte perfetto migliore.
Anche per te.

lunedì 22 giugno 2009

Luce dei miei occhi


Carissimo Perfetto Migliore,
violino e dita sul piano combaciano cullandosi, nel brano di Einaudi che fa da ponte al rincorrersi di mie pensieri.
"Luce dei miei occhi".
Rimbalzo a quella splendida e tenue poesia di Montale, controrimbalzo verso gli argini del mio pensarti.
Sono passati anni, crepe, chili di Attak e fiumi di lacrime. O qualche goccia salata qui e lì.
L'incalzare degli eventi che si avvicinano, e di quelli che purtroppo si sono riavvicinati, mi portano spesso a confondere il pensiero di te, dalla tua concreta lontananza.
Lontananza si, potresti fare così di secondo nome.
Vivi accennando, parli eludendo, ti allontani contento.
E in questo stato di ricerca febbrile di scampare a un appiglio che vuoi-non-vuoi-non-puoi lasci il vuoto della tua presenza, fabbricata perlopiù con i tuoi rimasugli, i tuoi dettagli, le cose che, io no, non dimentico.
Ricordo quando ti ho fatto leggere queste poche pallide righe.
Tu, maestro nell'arte del celare, mi hai detto quasi schernendomi: "Potresti dire le stesse cose, scrivendo in maniera più comprensibile".
Io che tu mi odi quando sono immediata con te.
Vortici di non-sense ai quali non posso che abbandonarmi, forte di ciò che continua.
Notte da un altro cielo.

L.

domenica 5 aprile 2009


Se mi sfiori

Ogni tanto mi accorgo
di amarti ancora
come un peccato lo nascondo
con gli sguardi di sempre
ma nell'animo cascate
di solite malinconie e deserti
segreti
con il fuoco di te.
Se mi sfiori con la luna
cado spenta verso te
le tue braccia, azzurri cieli
per volare per capire
per soffrire per dimenticare...
Se mi sfiori come il vento
resto a vivere di te
poi mi porti via per mano
dove l'acqua sa di monte
neve sciolta. ..sa di noi.
Ogni tanto ti seguo
fra le gocce sui vetri
mentre ti fai piccolo ritorni chiaro
sopra il rosso di un faro
ma ritorna la mia mente
dove l'acqua sa di fonte
dove bello nasce il giorno
con il fuoco di te...
Se mi sfiori con la luna
cado spenta verso te
le tue braccia, azzurri cieli
per volare per capire
per soffrire per dimenticare...
Se mi sfiori come il vento
resto a vivere di te
poi mi porti via per mano
dove l' acqua sa di monte
neve sciolta... sa di noi