lunedì 22 giugno 2009

Luce dei miei occhi


Carissimo Perfetto Migliore,
violino e dita sul piano combaciano cullandosi, nel brano di Einaudi che fa da ponte al rincorrersi di mie pensieri.
"Luce dei miei occhi".
Rimbalzo a quella splendida e tenue poesia di Montale, controrimbalzo verso gli argini del mio pensarti.
Sono passati anni, crepe, chili di Attak e fiumi di lacrime. O qualche goccia salata qui e lì.
L'incalzare degli eventi che si avvicinano, e di quelli che purtroppo si sono riavvicinati, mi portano spesso a confondere il pensiero di te, dalla tua concreta lontananza.
Lontananza si, potresti fare così di secondo nome.
Vivi accennando, parli eludendo, ti allontani contento.
E in questo stato di ricerca febbrile di scampare a un appiglio che vuoi-non-vuoi-non-puoi lasci il vuoto della tua presenza, fabbricata perlopiù con i tuoi rimasugli, i tuoi dettagli, le cose che, io no, non dimentico.
Ricordo quando ti ho fatto leggere queste poche pallide righe.
Tu, maestro nell'arte del celare, mi hai detto quasi schernendomi: "Potresti dire le stesse cose, scrivendo in maniera più comprensibile".
Io che tu mi odi quando sono immediata con te.
Vortici di non-sense ai quali non posso che abbandonarmi, forte di ciò che continua.
Notte da un altro cielo.

L.

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